Proprio vero: all’alba i sogni svaniscono, magari trasformandosi in incubi. Allo stesso tempo, non sempre c’è soddisfazione nel vedere confermate le proprie analisi.
Difatti stamane potevamo leggere sulla stampa locale la seguente notizia: “Trenitalia brutalmente espone con l’entrata in vigore dell’orario dicembre 2016-giugno 2017 la realtà che qualcuno testardamente ha continuato a ignorare: tra Genova e Roma, nella fascia “a mercato”, possono viaggiare solo treni economicamente sostenibili, con occupazione posti superiore al 50% della offerta. La Liguria non è assolutamente in grado di garantirlo (nelle giornate migliori i passeggeri che lasciano Genova con l’attuale treno delle 5.49 superano di poco il centinaio) e dunque Trenitalia va a cercare clienti laddove sa di trovarli”. Il che significa quanto più volte Liguriaeconomy ha denunciato: il nostro territorio – chiacchiere e favole a parte – è scollegato perché non esiste un sufficiente interesse a collegarlo. E i diretti interessati – cioè i liguri – non hanno la forza demografica, economica e/o politica per far rettificare tale giudizio ai propri potenziali interlocutori.
Lo stesso vale per il ponte aereo del Cristoforo Colombo, ormai declassato in assenza di una concreta spinta imprenditoriale/manageriale endogena che inverta tendenze e percezioni negative.
A fronte di tutto questo riscontriamo soltanto lamenti e bricolage. Leggi: soluzioni fai-da-te, per cui – ad esempio – qui da noi si diffonde l’abitudine a utilizzare il servizio Bla-Bla-Car (la community di carpooling, o veicolo di gruppo, in cui si condivide un passaggio tra più viaggiatori con comune destinazione, ripartendo i costi della benzina e del pedaggio autostradale). Esempio di quella nuova economia della condivisione (sharing economy), in cui il termine “consumo collaborativo” vorrebbe definire un modello economico, alternativo al consumismo, basato su un insieme di pratiche di scambio cooperativo; si tratti di beni materiali, servizi o conoscenze. L’idea che settori della vita economica, sino ad ora governati da priorità mercantili, stiano adottando criteri radicalmente diversi, che privilegiano la socialità rispetto alla proprietà, la partnership oltre la concorrenza: monete parallele, banche del tempo, cooperative produttive e di consumo, spazi autogestiti.
Esperienze che vengono segnalate in proliferazione. Non solo nel sistematico ricorso al Bla-Bla Car, ma anche nei casi dei nostri concittadini che ammortizzano le spese della loro abitazione destinandone alcune stanze a uso bed&breakfast. Nel costume sempre più diffuso di adottare le pratiche delle succitate “banche del tempo”, in cui avviene l’incontro diretto di reciproci servizi.
Un ritorno a forme di scambio comunitarie e pre-capitalistiche. Più che degne di rispetto quanto ben difficilmente immaginabili in grado di oltrepassare livelli adattivi e interstiziali. Aggiustaggi di sopravvivenza. Come le supplenze – appunto – fai-da-te al dichiarato disinteresse di Trenitalia per le piazze (e le clientele) liguri.