Nel 2017 il voto amministrativo di Genova sarà uno degli appuntamenti più rilevanti nel calendario politico dell’annata. E già si è scatenato il totosindaco,
da cui Liguriaeconomy intende tenersi rigorosamente fuori. Anche perché la situazione in cui versa la città richiede idee, prima ancora che facce. Quelli che in altri tempi venivano chiamati “i contenuti” (attualizzabili in “paradigmi”).
Oggi si cimenta sul tema uno sperimentato commentatore quale l’Aldo Lampani de la Repubblica – Genova, mettendo nero su bianco alcune cose di buon senso, che riterrebbe alla portata di un nuovo ciclo amministrativo: “dai bus alla pulizia dei torrenti, ai lavori socialmente utili per inserire gli immigrati”.
Temi assolutamente condivisibili, ma che corrispondono a una routine minima nella policy urbana, quando la città è da tempo precipitata in una crisi sistemica. Insomma, placebo a un malato cronicizzato. E di certo ben poco mobilitanti per una cittadinanza ormai da tempio sprofondata nell’apatia.
Non a caso nel frattempo, alle scadenze amministrative, la comunicazione standard promossa dai consulenti di immagine oscilla tra due paradigmi astratti: il Sindaco modello amministratore di condomini e il Primo Cittadino superman. L’alternativa tra il minimalismo e l’eccezionalità, tra il troppo poco e il troppo tanto. Ma sempre dovendo fare i conti con il prosciugamento delle casse comunali, che impediscono di varare interventi; a parte lo straordinario, anche e perfino l’ordinario.
E allora? Forse si dovrebbe uscire da una visione invecchiata non meno che decontestualizzata (e dunque irrealistica) del personale da eleggere sostituendo il concetto del “fare” con quello del “promuovere”. Visto che la più aggiornata cultura amministrativa, teorizzata e praticata dalle più dinamiche città dell’Occidente (cosiddetto) avanzato sotto forma di “reinventing government”, riserva all’istituzione locale ruoli “catalitici”; del catalizzatore che rende possibile una sintesi. Ossia la funzione di regia, tradotta in aggregazione, orientamento, accompagnamento e controllo di energie di territorio – pubbliche e private che siano – coalizzate per realizzare progetti condivisi. Era questa la lezione dei teorici dell’organizzazione all’epoca della prima presidenza Clinton, sono state queste le linee guida della rinascita per le principali città europee.
In poche parole, il sindaco come suscitatore di energie collettive. Opera che richiede credibilità, carisma e visione. Soprattutto alte doti relazionali.
Se si entrasse in questa logica forse sarebbe meno problematico tracciare la job description della persona (delle persone) di cui Genova ha bisogno.
Il dibattito è aperto.