Più soldi a chi ne ha bisogno. Soldi freschi per rilanciare le imprese a corto di credito. Sussidi alle famiglie impoverite. Come non essere d’accordo? Ma, tra il dire e il fare…

Gli economisti Marco Cattaneo ed Enrico Grazzini, dalle colonne di MicroMega, propongono proprio questo. Attenzione, non sono i soliti populisti. La loro analisi del contesto macroeconomico europeo è impietosa, ma non si lascia andare a facili spinte nazionalistiche. L’euro e la sovranità della BCE non si toccano.
Ecco la proposta: dove trovare i soldi che i governi di ogni colore non sono riusciti a reperire dall’inizio della crisi? Semplice: basta stamparli! Per essere precisi: è sufficiente emettere dei titoli di stato, che vengono resi “liquidi” -vale a dire, denaro circolante- poiché messi letteralmente nelle mani dei cittadini e resi convertibili in Euro tramite un apposito tasso di sconto. Tale “tasso di conversione” tra moneta fiscale ed Euro verrebbe determinato dal mercato. Secondo i nostri, dovrebbe restare piuttosto stabile, dato che la moneta fiscale è garantita dal governo e lo Stato ha sovranità fiscale. Secondo Cattaneo e Grazzini lo stimolo fiscale che ne deriverebbe sarebbe notevole: per ogni 10.000 Euro di moneta fiscale nelle mani dei cittadini, se ne creerebbero addirittura 13,000 di PIL! Fermiamoci un attimo a riflettere sul perché questa proposta, pur meritoria, sia irrealizzabile:

1) La moneta fiscale è un titolo di Stato come un altro: in altri termini, è debito che va messo a bilancio. Un’ingente creazione di debito avrebbe un effetto immediato: l’esplosione del rapporto debito/PIL e deficit/PIL. La conseguenza? Quasi certamente, le agenzie di rating equiparerebbero i titoli di Stato italiani (che già oggi in cattive acque) a “spazzatura” finanziaria.

2) Il declassamento di rating genererebbe un’ondata di panico sui mercati circa la tenuta dei conti italiani e, a catena, tensioni sul mercato valutario e interbancario. A sua volta, la sopravvivenza stessa dell’Euro sarebbe messa a dura prova, nonostante i firewall approntati da Mario Draghi.

3) Non è vero che l’Italia abbia (piena) sovranità fiscale: ha sottoscritto il fiscal compact, un accordo in cui ci s’impegna a ridurre deficit e debito, non a ingigantirli. I patti si rispettano, pena pagarne le conseguenze. Che, stiamone certi, non tarderebbero ad arrivare, sia a livello politico che finanziario.

4) Non c’è moltiplicatore economico che possa tenere il passo dell’indebitamento massiccio ed epocale che gli autori auspicano. E, del resto, un moltiplicatore a 1,3 è probabilmente wishful thinking, poiché l’evidenza macroeconomica internazionale lo fa oscillare in una forbice tra 0,5 e 1,5.

Del resto, dai dati emerge un quadro ben diverso da quello dipinto da Cattaneo e Grazzini. L’Italia beneficia di una congiuntura macroeconomica internazionale miracolosamente favorevole, con tassi d’interesse bassissimi (grazie a Mario Draghi) che consentono di risparmiare sul servizio del debito pubblico.

All’Italia, dunque, spetta fare i compiti che si è rifiutata di fare per decenni; vale a dire riforme utili ad incoraggiare la crescita: più investimenti diretti esteri, più ricerca e sviluppo, miglioramento dell’efficienza della Pubblica Amministrazione, lotta alla corruzione e all’evasione. Le facili vie d’uscita sono una bella illusione.

Alessandro Del Ponte
Stony Brook University – Long Island