Mentre da Roma arriva la prevista fumata nera sugli esuberi in casa Ericsson (385 a livello nazionale, 147 nella sede di Erzelli), con l’azienda scandinava che ha rifiutato la mediazione del governo,

vale la pena rinfrescare il ricordo di come i lavoratori genovesi siano finiti in questo cul di sacco.
Nel 2006 i circa 1200 dipendenti del gruppo Marconi di Sestri Ponente diventano addetti della multinazionale delle telecomunicazioni Ericsson. Da lì a poco la casa madre svedese avvia sei procedure di mobilità che dimezzano a 600 i dipendenti. Nell’indifferenza delle istituzioni per quanto avviene in un’azienda – come si dice oggi – “strategica”. Il 12 luglio del 2012 viene attivata la sesta procedura di riduzione dell’organico a tempo indeterminato. Intanto la riforma Fornero ha peggiorato i diritti dei lavoratori, che vengono privati del loro lavoro con molte meno tutele e riguardi. Le nuove dismissioni prevedono un esubero pari a 374 lavoratori in Italia, di cui 94 a Genova. Questa procedura data un mese dopo che il gruppo si è trasferito dalla storica sede di Sestri Ponente alla collina degli Erzelli.
Infatti, con questo soggetto, dedito alla più sfrenata mano libera nei confronti delle proprie maestranze, Ministero dell’Istruzione, Ministero dello Sviluppo Economico, Regione Liguria, Provincia e Comune di Genova avevano stipulato un accordo di programma che si potrebbe definire “al buio”. Tale accordo prevedeva che il trasferimento nel nuovo polo tecnologico di Erzelli fosse finanziato con l’erogazione di 41,9 milioni di euro di fondi pubblici (di cui 11 milioni a carico della Regione Liguria); vincolati all’approvazione di un programma di ricerca e sviluppo da sottoporre all’approvazione di un’apposita commissione. Fatto sta che quei soldi non sono mai stati erogati. Nel frattempo dalla casa madre svedese giungeva notizia che le attrezzature per la fibra ottica, su cui lavora il centro ricerca genovese, non sono più core business del gruppo. Mentre il MIUR, negli ininterrotti cambi ai propri vertici per il susseguirsi di nuovi governi, non trovava né tempo né modo per interloquire con l’azienda. Per il reciproco rispetto degli impegni assunti.
Insomma, l’ennesimo pasticcio, che ora sembra giunto nel modo peggiore all’epilogo. Con due sole vittime, in tale saga del cinismo e dell’insipienza: l’occupazione e l’economia del territorio. Oltre all’ennesima mazzata inferta al progetto Erzelli.