Da sette anni guida con successo il CNA regionale, ma in passato fu il più giovane in assoluto a ricoprire la carica di vice presidente nazionale a Roma, dal 1990 al 1994 ad appena 30 anni compiuti,
dello stesso CNA e a volare nella capitale. Marco Merli, il cui mandato è in scadenza nel 2017 e non sarà rinnovabile per il terzo mandato di fila come prevede il regolamento, è lo storico presidente ligure del CNA e con lui “Liguriaeconomy” effettua una piacevole chiacchierata a 360° sul commercio regionale e genovese in particolare.
Presidente, in primis molti genovesi si domandano come sia possibile che i negozi degli italiani continuano ad abbassare la saracinesca e quelli degli stranieri no. Vi è una tassazione differente?
<Assolutamente no, non esiste nell’ordinamento. Anzi, per incentivare il commercio al dettaglio spesso e volentieri si effettua una tassazione minore, ma è sempre uguale per tutti. Comunque, in tempi di populismo, va sfatato il tabù dei commercianti stranieri che non pagano le tasse. Basti vedere in molti parrucchieri gestiti da cinesi, i quali fanno lavorare gli italiani. E poi è anche grazie ai loro contributi che molti anziani italiani vantano una pensione>.
Lo sbarco a Genova di Esselunga: da anni se ne parla, un problema o una risorsa?
<Noi crediamo che possa rappresentare solo un bene per la città e per il commercio in generale. Non è un danno, ma i centri commerciali e i grandi distributori vanno ovviamente regolamentati, per incentivare quel commercio al dettaglio che boccheggia da tempo>.
Di recente, la Regione Liguria, ha infatti incentivato le botteghe dell’hinterland.
<Una scelta coraggiosa che condividiamo, in quanto si tratta di piccole attività che forse sarebbero state destinate a perire di fronte allo spopolamento di ampie fasce di fette del territorio dell’entroterra ligure>.
Cna e lei stesso vi battete da tempo per il turismo.
<Perché lo vediamo come una interessante strada da percorrere per far crescere anche il commercio a 360°, ma che sia un turismo globale e non solo concentrato sulle due riviere e sul centro storico di Genova con l’Acquario. Non a caso abbiamo riscontrato un enorme successo da parte di una nostra iniziativa a Varese Ligure, nello spezzino, “il Festiva del Biologico”, con le tecniche sull’eolico che hanno attratto diversi turisti, in gran parte stranieri. Il risparmio dell’energia e le pale eoliche erano al centro dell’evento>.
I Civ, storia di un successo o un fallimento?
<I Civ, i famosi centri integrati di via, erano partiti col piede giusto in vari quartieri del capoluogo ligure, con alcuni finanziamenti, ma poi hanno perso la spinta propulsiva e ora ne vediamo le conseguenze. Forse manca la cultura atta ad aggregarsi ed ognuno guarda al proprio orticello. Non è maturata la concezione stessa del Civ, vista come una grande risorsa dal punto di vista economico e della vita stessa del quartiere, con eventi costruiti ad hoc per movimentare le strade di una delegazione>.
Cosa ne pensa delle regole di limitazione della Movida genovese?
<Si tratta di un argomento delicato. Sono personalmente favorevole affinchè, grazie al giro di locali che furono aperti, con grandi sacrifici da parte dei giovani imprenditori genovesi, continuino queste attività, anche perché debellarono la malavita organizzata presente in precedenza e in gran parte lo spaccio. E proprio per questo, di fronte alle limitazioni imposte dal Comune di Genova, avevamo storto un po’ il naso>.
E riguardo ai compro oro, negozi di scommesse, ecc., in centro città?
<Anche in queste case sorsero, giustamente, delle leggi per regolamentare il numero di aperture, leggi alle quali siamo ovviamente favorevoli. Non bisogna dimenticare che, in taluni casi, le forze dell’ordine scoprirono un giro di riciclo di denaro, addirittura fenomeno di prostituzione nei centri massaggi di cinesi>.