Qualcuno ha osservato già anni fa che il primo fornitore del sistema sanitario nazionale non era un’industria farmaceutica o un’impresa di servizi/attrezzature, bensì Telecom.

Ossia un collettore di informazioni. Aspetto che dovrebbe essersi ulteriormente incrementato nel momento in cui la digitalizzazione ha accresciuto in maniera esponenziale la raccolta (l’esplosione dei Big Data). Difatti il 90 per cento dei dati digitali mondiali è stato generato negli ultimi due anni, con un incremento annuale del 50 per cento: ogni minuto del giorno vengono inviate 204 milioni di e-mail e 2,4 milioni di messaggi vengono postati su Facebook.
Questo significherà pure qualcosa per la sanità ligure, ovvero la prima industria del nostro territorio, sia per volumi che per strategicità. Soprattutto per definire compiutamente l’obiettivo cui tendere. Questo dopo le perdite di tempo a inseguire il modello lombardo, troppo spesso finito nel mirino della magistratura a causa dell’improvvida mescolanza tra settore pubblico e privato (e la remissione al controllo operativo di quest’ultimo dell’intera domanda sanitaria) che ha impedito alle istituzioni di svolgere l’indispensabile ruolo di verifica. Una linea che non porta da nessuna parte, ma che si traduceva in mosse altrimenti incomprensibili. Come quella di Walter Locatelli, lo zar della sanità che l’assessore Viale ha chiamato dalla Lombardia leghista, il quale non trova tempo per le rappresentanze dei lavoratori ma va a incontri molto mediatizzati con il presidente di Confindustria Genova.
Se finalmente si vorrà rettificare il tiro e costruire un’idea della sanità a misura del caso Liguria, la questione dei Big Data diventa centrale: ossia come fornire a una popolazione in rapido invecchiamento (e dunque a crescente morbilità) un sempre più efficace orientamento nell’offerta disponibile.
Se volessimo non farci prendere dalle perfidie dietrologiche, potremmo supporre che il recente sbaraccamento del sistema imperiese per la consegna a domicilio dei farmaci come servizio pubblico, non è un grazioso regalo alla corporazione dei farmacisti (elettoralmente sempre significativa), bensì il primo passo per una originale collaborazione tra sistema sanitario ligure (a guida pubblica) e circuito regionale delle farmacie private. Dunque, responsabilizzate come gate di accompagnamento sul territorio per un capillare accesso alla prestazione medica.
Sarebbe interessante conoscere eventuali piani realizzativi in gestazione.