I licenziamenti di Ericsson… la crisi Piaggio… gli esuberi Carige… Un bollettino di guerra scoraggiante, la situazione dell’industria ligure che si prepara a un autunno al cardiopalma.
E sempre con il rischio incombente che lo scoraggiamento si trasformi in fatalismo.
Ci ha pensato un sindacalista – il segretario della Camera del Lavoro Ivano Bosco – a lanciare un segnale in controtendenza: convocare gli Stati Generali dell’economia locale per affrontare congiuntamente l’emergenza. In altre parole, mettere a punto una strategia condivisa di uscita dalla crisi.
Non inganni il lessico vetero-sindacalese: le parola chiave non sono “Stati Generali” bensì “strategia condivisa”. Dunque un programma di specializzazione competitiva su base territoriale. Ossia il modello operativo per mettere a fattor comune idee ed energie con cui già da tempo alcune delle principali città d’Europa hanno operato per affrontare le sfide della de-industrializzazione. Da Lione a Stoccarda, a Londra.
La prima fu Barcellona, con l’allora alcalde (sindaco) Pasqual Maragall y Mira, che nella seconda metà degli anni Ottanta avviò il processo pionieristico di rilancio (renaixencia) della Catalogna: fare sistema coordinando una pluralità di decisori pubblici e privati per una pianificazione che orienta al futuro mete collettive.
Allora, sulla spinta delle dieci principali istituzioni cittadine (Comune, Camera di Commercio, associazioni imprenditoriali e sindacali, Consorzio industriale e Fiera, Università e Circolo di economia), i soggetti coinvolti furono ben 193, tra cui l’arcivescovado. Come oggi propone lo stesso Bosco.