Stando ai dati recentemente forniti dal Libro Bianco della sanità di Regione Liguria, la spesa ospedaliera a far data 2014 aveva già raggiunto quota 906 milioni di euro,
tanto da configurare la salute come la prima impresa di territorio (e l’80 per cento delle complessive poste di bilancio regionali).
Quasi inevitabile – quindi – che su tale tema si concentri buona parte dell’attenzione pubblica e del dibattito politico d’area. Alla ricerca di un possibile mix efficacia-economicità.
Difatti, oggi si confrontano a livello nazionale almeno tre modelli: “lombardo”, mercatista e con forte presenza dei privati, “emiliano”, sostanzialmente misto, e “toscano”, integrato a prevalenza pubblica. Le recenti scelte maturate in via Fieschi dichiarano apertamente (e anche in questo caso) il forte richiamo esercitato dalle esperienze padane sugli attuali amministratori. Anche se non risulta elegante proseguire con il richiamo diretto alla Lombardia, viste le vicissitudini giudiziarie di numerosi amministratori lumbard.
Resta fermo il fatto che nella sanità ligure cresce il peso del bergamasco-leghista Walter Locatelli, commissario di A.Li.Sa; l’Azienda Ligure Sanitaria della Regione Liguria che – secondo le parole dell’assessore Sonia Viale – “dovrà gettare le fondamenta del modello ligure”.
Augurandogli e augurandoci un esito diverso da quello a cui si ispira.