Ai tempi d’oro del triangolo industriale del Nord Italia, con Milano e Torino, Genova, nel fascismo, aveva assunto un ruolo strategico per tutta l’Italia del Nord. Dal suo porto, arrivavano

e partivano non solo merci pregiate di ogni tipo, ma anche numerosi italiani alla ricerca dell’”America”, della fortuna e dell’oro, ma anche della gloria. Negli ultimi anni, però, dopo un lungo perdurare di crisi mista a stallo tra gli anni Novanta e la prima decade dei Duemila, la situazione sembra tornare rosea, nonostante la fortissima concorrenza degli scali che vantano un dragaggio migliore per ospitare i colossi del mare da oltre 14 mila teu nell’ottica del gigantismo navale.
Il porto genovese, sia quello centrale che il Vte o Pte a ponente, è senza dubbio uno dei principali scali europei ed è il primo a livello italiano nel settore container (oltre 2,2 milioni di TEU nel 2015). Ogni anno vengono movimentate 51,3 milioni di tonnellate di merce e si contano oltre 6.000 accosti/anno. Ogni giorno entrano/escono dai varchi portuali 4.000 camion e 30 treni.
A livello regionale, il porto del capoluogo ligure ha un peso netto del 10,8% del valore aggiunto e 8,3% dell’occupazione.