Ennesimo capitolo di una vicenda che sta assumendo un tono grottesco. Nessuna fretta, si procederà a tappe, non forzate, il riordino delle 24 Autorità Portuali italiane. Anche
se tutti, ma solo a parole, le vogliono quanto meno limitare e pertanto ridurre i costi, alla fine non si è mosso un solo dito. Troppi poteri e giochi in ballo, alleanze che potrebbero saltare, voti utili che potrebbero mancare in caso di cancellazioni. Niente stravolgimento, quindi, della Legge 84/94, il tanto discusso regolamento che governa i 24 scali italiani: la riforma dei porti passerà per una strada meno decisa ma, nelle intenzioni dell’esecutivo e in particolare del Ministro dei Trasporti Graziano Delrio, più incisiva. Il primo passo è quello relativo alla governance degli scali, inserita nella legge delega in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche. Ergo, si tenterà di abbassare il numero, portare le autorità dalle attuali 24 quanto meno a 12 con fusioni che però continuano a trovare del filo spinato da parte delle Authority locali. Il governo sembra in ostaggio di una lobby di piccoli porti riottosi.