Una polemica tira l’altra. Sembra che la riforma dei porti, voluta dagli ultimi ministeri dei trasporti, non si ha da fare. Ogni volta che si mette mano nel settore, si va sempre a scontrarsi contro

interessi e personalismo vari. Nessuno ha la bacchetta magica che possa accontentare tutto e tutti ed emergono sempre nuovi steccati tra vicini che sgomitano a vicenda. L’ultima vis polemica arriva dall’Adriatico. Dopo le stoccate dello spezzino Lorenzo Forcieri, l’unione ad est da Trieste ad Ancona non piace a tanti. Tale accorpamento, che raggruppa anche Venezia, deriva dal’indicazione è contenuta nel «Piano strategico della portualità e della logistica», un documento di 195 pagine che contiene le linee-guida della riforma dei porti. 
Il presidente sarà nominato direttamente dal ministro, di concerto con il presidente della/delle Regione/i interessate, mentre il relativo Comitato di Gestione sarà composto, oltre che dal presidente, da ulteriori membri nominati. 
uno ciascuno dalle Regioni interessate e, ove presenti, dalle città Metropolitane ed in ogni caso non potrà essere composto da più di cinque membri, con l’eccezione dell’Autorità Nord Adriatica. I direttori delle Direzioni Portuali parteciperanno al Comitato, ma senza diritto di voto