La Culmv, da tante personalità, è vista come una sorta di casta: si entra solo, si dice, se hai un parente, se sei un “compagno” certificato, ossia hai la tessera di un partito di sinistra e sei
di un sindacato rosso, come la Cgil. Non a caso all’interno dei camalli ci sono ancora tanti nostalgici di Lotta Comunista, i compagni duri e puri che non scendono nell’agone politico per non sporcarsi le mani con la democrazia. I camalli, tanto per intenderci, bloccarono con la forza e il sangue lo svolgimento di un congresso politico di destra il 30 giugno 1960 e ogni volta che si toccano i loro interessi, apriti cielo, si anima il dibattito, minacciano questo o quello. Con Paride Batini alla guida, lo storico loro leader, per alcuni anni ci fu una strana “pax” con Giovanni Novi, di centrodestra, ma ogni tanto qualche sortita bellica arriva sempre. Come quando, in occasione della presunta riforma dei porti, arriva un po’ di sana novità. Ma invece i camalli sospettano che i loro privilegi terminano e allora vanno d’urgenza a palazzo San Giorgio, parlano con il presidente dell’Authority Luigi Merlo e chiedono garanzie sui fondi. Manca ancora un milione di euro per la loro sicurezza e una firma dell’alto, da Roma, che tarda ad arrivare. Allora dalle parti della sala Luigi Rum, a San Benigno, il loro malumore cresce e alcuni camalli ribelli minacciano di bloccare la città. E che novità è, l’han sempre fatto!