Il 2014 si sta per chiudere con dati positivi per i porti italiani, ma nel nuovo anno è in arrivo e urge una riforma globale della portualità nostrana, al fine di non trovarsi tagliati
fuori da quei scali, come il francese Marsiglia, che abbassano i fondali per far attraccare le maxi porta container da 19.000 teu. E secondo il socialista Nencini, segretario del microscopico Psi alleato di Renzi e inglobato nel Pd e sottosegretario ai Trasporti, occorre un Piano portuale entro i primi mesi del 2015. “Stiamo costruendo il Piano portuale che dovrebbe avere la luce entro i primi tre mesi del 2015, ma la riforma delle Autorità portuali non può tener conto solo del numero dei porti”, così il viceministro dei Trasporti, Riccardo Nencini, a Cagliari per una serie di incontri istituzionali e per un’assemblea con i militanti del Psi. “L’85% delle merci che entrano in Italia arrivano attraverso i porti ma non abbiamo ancora un coordinamento nazionale che non sia in grado di definire le specialità – ha spiegato – Poi sono mancati gli investimenti: il Mose costa 5,4 miliardi di euro, ma l’investimento nei 24 porti italiani in 10 anni è stato di 5,1 mld e il conto non torna”.