Il Patto della Salute, approvato nella Conferenza Stato-Regioni il 10 luglio scorso, rappresenta un deciso passo in avanti nel riaffermare la volontà di mantenere e rafforzare il modello sanitario italiano,
un modello universale, sostanzialmente gratuito e con alti livelli di efficienza, soprattutto in quelle regioni, tra cui la Liguria, in cui vengono garantiti al 100% i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), così come recentemente emerso dalle valutazioni ministeriali.
Per poter concretizzare questo assunto condiviso si è convenuto – questo è il primo punto del Patto ed è quello che merita maggior rilievo – che la spesa sanitaria in Italia non potesse venire ulteriormente ridotta, nonostante le perduranti condizioni finanziarie congiunturali negative. Per questa ragione è stato confermato per il 2014 il livello di finanziamento complessivo del 2013 (109,9 miliardi di euro), mentre per gli anni futuri è previsto un incremento progressivo (fino ai 115 miliardi di euro per il 2016).
Affrontato il nodo finanziario, il Patto si sofferma su importanti standard qualitativi dell’assistenza. Vengono definitivamente assunti gli standard ospedalieri stabiliti a suo tempo dal Decreto “Balduzzi”, mentre entro il 31 ottobre dovrà essere siglata un’intesa tra Stato e Regioni sugli indirizzi per la realizzazione della Continuità Assistenziale a Domicilio. Entro 6 mesi dovrà invece essere trovata un’intesa sul Piano di Indirizzo per la Riabilitazione. Inoltre, nel Patto, “nel rispetto della centralità della persona (…) Le Regioni e le Province Autonome si impegnano ad attuare interventi di umanizzazione in ambito sanitario che coinvolgano gli aspetti strutturali, organizzativi e relazionali dell’assistenza”.
Una forte novità contenuta in questo Patto è la nascita delle Unità Complesse di Cure Primarie (UCCP) e le Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFN), che vedranno collaborare i Medici di Medicina generale, i Pediatri di Libera scelta, ed il personale del Servizio Sanitario Nazionale, al fine di garantire anche sul territorio la continuità dell’assistenza e le cure domiciliari. In un tempo stabilito dal Patto, UCCP e AFN diventeranno l’unica forma possibile di aggregazione delle cure primarie.
Il Patto sancisce l’importanza della Medicina di iniziativa (prevenzione) e della Farmacia di servizi (prima diagnostica nelle farmacie) quale avamposto primario nella definizione di politiche di prevenzione e la cura delle cronicità.
Vengono inoltre stimolati gli ospedali di comunità quale più efficace risposta ai ricoveri inappropriati; a tal fine, entro il 31 ottobre, Stato, Regioni e Province Autonome dovranno siglare un’intesa contenente gli standard qualitativi di tale servizio.
Sarà il Ministero, invece, entro il 30 dicembre, a dover definire le linee di intervento nei confronti delle principali cronicità, che poi saranno condivise con Regioni.
Verranno ridefiniti i bacini di utenza delle centrali del 118, anche tenendo conto delle nuove tecnologie informatiche e delle TLC. In tal senso possono essere previsti accordi interregionali.
Demandati alle Regioni, invece, i principi e gli strumenti per l’integrazione dei servizi e delle attività sanitarie, socio-sanitarie e sociali, soprattutto per l’area della Non autosufficienza, della disabilità, della salute mentale adulta e dell’età evolutiva.
Per quanto concerne la spesa in compartecipazione dei cittadini, si è deciso in via definitiva di rimodulare del tutto il sistema dei ticket, orientandolo verso la condizione reddituale e composizione del nucleo familiare quali parametri base per la determinazione della compartecipazione stessa.
Sempre restando nell’ambito finanziario della compatibilità del sistema, il Patto sancisce come obbligatori gli accordi bilaterali tra le regioni per quanto concerne la mobilità interregionale dei pazienti.
Infine, due sguardi gettati sul futuro: il Patto sancisce la necessità di rivedere entro l’anno i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), e impegna tutti i contraenti a trovare le migliori soluzioni normative per facilitare l’accesso dei giovani alla professione sanitaria.