Tutto da rifare, in alto mare. La Corte di Cassazione ha annullato tutte le condanne penali promulgate in appello per turbativa d’asta in seguito all’inchiesta sulle concessioni
al terminal Multipurpose del primo porto ligure, quello di Genova. Si tratta di un fatto di quattro anni fa, quando l’allora presidente dell’Autorità Portuale, Giovanni Novi (portato da Sandro Biasotti e vicino al centrodestra), venne tratto agli arresti domiciliari nella sua casa di Sant’Ilario con alcune gravi accuse, tra cui truffa, falso, concussione e turbativa d’asta. Egli non fu l’unico a essere coinvolto nell’indagine (aveva la moglie gravemente malata in quesi giorni, fu lei ad aprire la porta ai baschi verdi), perché furono rinviati a giudizio armatori, funzionari pubblici, operatori portuali. L’indagine era partita l’anno precedente sulla base delle dichiarazioni del terminalista Ignazio Messina, che era stato escluso dalla concessione per il Multipurpose, secondo cui il terminal sarebbe stato spartito a tavolino.
Il processo di primo grado si concluse nel settembre 2010 con alcune condanne, con successiva conferma in appello, anche se con la sola imputazione di turbativa d’asta. Il secondo grado avvenne perché i condannati rifiutarono di beneficiare della prescrizione, preferendo ricorrere in Cassazione. La Corte Suprema ha finalmente assolto tutti – oltre a Novi, anche Alessandro Carena, Aldo Grimaldi e Sergio Maria Carbone, quest’ultimo era lo storico avvocato del patron Aldo Spinelli – perché il fatto non sussiste. Al posto di Novi venne nominato l’attuale presidente dell’Autorità Portuale, Luigi Merlo.