In stretta sintonia con il presidente dell’Autorità Portuale di Genova Luigi Merlo, il porto di Venezia lancia un proclama fatto di cinque sfide da vincere per non morire nel mar Adriatico

obiettivo strappare merci e passeggeri agli scali del Nord Europa.
ecco i cinque punti, condivisi anche da Luigi Merlo in funzione anti Spezia. Come è noto il porto genovese per bocca del suo massimo rappresentante è fortemente contrario alla riforma dei porti italiani portata avanti dal Ministro Lupi e su questo aspetto c’è sintonia proprio con il porto lagunare.
La prima sfida che il Porto di Venezia deve vincere è quella dei porti mediterranei rispetto ai porti del Mar del Nord, da Le Havre ad Amburgo. In questa sfida il porto di Venezia deve costruire le necessarie alleanze con tutti i porti che vanno da Valencia, in Spagna, a Costanza, in Romania, sul Mar Nero.
La seconda sfida è quella dei porti dell’alto Adriatico, che devono guadagnarsi il ruolo di multi-porto d’Europa convincendo le navi che entrano in Mediterraneo da Suez a risalire l’Adriatico. Questa sfida può essere vinta, battendo la concorrenza degli altri multi-porto del Mediterraneo, solo sulla base di una stretta alleanza – fatta di cooperazione e competizione – con i porti di Ravenna, Trieste, Capodistria e Fiume.
La terza sfida è quella che Venezia punta a vincere insieme all’intera portualità italiana, che ha bisogno di essere messa in condizione di competere con gli altri porti europei sulla base di un quadro normativo all’altezza dei tempi. La posta in gioco sono la quota italiana di  transhipment  mediterraneo, e la quota del mercato europeo finale.
La quarta sfida,  particolarmente urgente,  può essere vinta dal porto di Venezia solo assieme ai protagonisti del suo hinterland “naturale”.
La quinta è una sfida tutta locale, che deve dare al porto un assetto infrastrutturale ed organizzativo all’altezza delle sfide precedenti. Un assetto coerente con la salvaguardia di Venezia e della laguna, e con la storia della “Venezia da mar”. Un assetto sostenuto da una efficienza nei trasporti e da una logistica di sistema, nella quale coinvolgere attori pubblici come gli Interporti (a partire da quelli di Verona, Padova e Bologna), e privati, della produzione, del trasporto e della logistica, che alla fine decidono con le loro scelte della fortuna di ogni porto.
Le cinque sfide devono essere vinte attraverso uno sforzo collettivo. Gli altri porti sono avvertiti.