Si accende il dibattito in questi ultimi giorni in merito alla costruzione, o meglio allo spostamento a mare, della diga foranea del porto di Genova. Con il bando di lavori
che dovrebbe partire entro il 2015, e l’intera opera non sarà pronta se non dopo 5 anni di lavori e pertanto non prima del 2020, se tutto procederà a norma, si sprecano i commenti di armatori, politici ed esperti di trasporti. La maggioranza sono favorevoli, ma non mancano le eccezioni.
Per tutti o quasi, bisogna comunque recuperare il tempo perduto sugli altri porti europei, che sono più competitivi e possono ospitare sulle proprie banchine i bisonti del mare da 18,000 teu. L’ex direttore generale del Vte di Voltri, Giuseppe Godano, per esempio, non ha dubbi: “Il progetto dell’Autorità Portuale è ambizioso, ma Genova non ha la massa critica per ospitare le navi da oltre 18,000 teu. Sono unità che per giustificare una toccata in porto dovrebbero scaricare un qualcosa come minimo 3000 teu, mica bazzecole. Questo traffico si può riscontrare solo nei grandi porti di transito”.
Secondo Luigi Negri (foto), presidente del Terminal Sech e futuro gestore del molo Bettolo insieme a Msc, con “la nuova diga sarà possibile intercettare le navi da 13,000 teu che attualmente si rivolgono ai porti di La Spezia e in minima parte a quello di Voltri. Non si poteva prevedere questo fenomeno qualche anno fa, quando fu ampliato il porto di Genova. Il mercato è cambiato molto in fretta, perché navi più grosse assicurano maggior risparmio agli armatori e minori costi di spedizione, con tanto di viaggi in calo”.