C’è qualcosa che non torna nei conti del Comune di Genova. Lo aveva annunciato tempo addietro l’assessore competente e poi il primo cittadino. Ora i nodi vengono al pettine
e molto probabilmente, proprio perché i conti non sono perfetti, a breve la percentuale dell’odiata tassa dell’Imu salirà dal 5,6% al 6%. E così appare inevitabile, quasi scontata, che l’aliquota sulla prima casa salirà, pena pesanti tagli sul sociale e sul welfare, con i servizi pubblici che potrebbero a breve risentirne.
L’obiettivo di Palazzo Tursi, infatti, è quello di chiudere i conti entro il prossimo 30 luglio, per poi arrivare all’annuale pausa estiva con un bilancio di previsione accettabile.
Il vertice di maggioranza, tenutosi ieri mattina, però non lascia intravedere una strada in discesa. Sia l’assessore Franco Miceli che il sindaco hanno così illustrato ai maggiorenti del Partito Democratico, e a quelli di Sel, i conti comunali e per garantire gli stessi servizi elargiti alla cittadinanza nell’arco del 2012 occorrono ben 830 milioni di euro. Una bella mazzata, una cifra tutt’altro che facile da recuperare.
Da qui l’idea, l’unica realmente percorribile, di un ritocco verso l’alto dell’Imu, come hanno già fatto parecchi altri sindaci, da Nord a Sud, passando per il Centro e le isole. “Un punto di Imu equivale a circa 27 milioni di euro – sospira a malincuore Miceli, calcoli alla mano – quindi è questa l’unica via d’uscita per le nostre casse. Poi è chiaro che sulla prima casa dovremo rinunciare a sgravi ed agevolazioni previste su altre categorie che erano stato introdotte dall’Amministrazione. Cercheremo di tutelare il più possibile, ma ci vuole una grande dose di equilibrio”.