In Italia nel 2011 il mercato degli appalti è stato di 106miliardi di euro pari a circa l’8,1 % del PIL. La Liguria ne affida di più, e si avvicina alla media europea che è del 18%.
Il mercato più importante come numero di appalti è quello fino ai 40.000 euro, il cosiddetto sottosoglia, che non è soggetto a dare evidenza pubblica (si possono fare affidamenti anche diretti) e anche se rappresenta “solo” 5,3miliardi di euro, il numero di appalti sono 1 milione e 236mila. È un mercato dove devono essere applicate le regole di rotazione dei fornitori e che rappresenta la vera ricchezza del territorio: sono appalti piccoli che spesso le aziende esterne non hanno la convenienza di seguire. Il mercato da 40mila a 150mila euro è pari a 8,3 miliardi di euro per circa 128mila appalti, mentre gli appalti soprasoglia, sopra i 150mila euro sono “solo” 160milama si accaparrano ben 92miliardi di euro. Il numero delle imprese che in Italia hanno vinto gare sono solo 39 mila, ma di queste le ditte individuali sono il 31%, mentre la parte del leone per il 64% la fanno le società di capitale. Da qui l’importanza delle politiche di aggregazione fra le piccole imprese.
In occasione del Convegno sulla disciplina degli appalti di CNA Liguria, il Presidente regionale Marco Merli ha richiamato l’attenzione sul rapporto tra le difficoltà di accesso delle PMI alle pubbliche gare d’appalto e la scarsa ricaduta occupazionale delle grandi opere sul territorio. “Nel corso del Convegno abbiamo dato uno sguardo su cosa accada negli altri Paesi, anche piccoli come la Lettonia o grandi come la Germania e la Francia: tutti hanno già legiferato in modo da evitare le esclusioni delle PMI, e per evitare che (dati 2011) il mercato italiano delle forniture sia in mano a solo 39mila imprese, un numero minimo, che dimostra come questo mercato sia di fatto un mercato chiuso. È necessaria quindi una legislazione nazionale varata al più presto che ci porti ad affiancarci al resto d’Europa.
Dall’altro canto è necessario anche che la concentrazione degli appalti – che nei fatti dà vita a esclusione del mercato delle piccole imprese – muti pelle e cambi il paradigma di assegnazione. Il ragionamento non va quindi applicato solo al tema delle grandi Opere, (visto il momento ingrato che stiamo vivendo diventano occasioni per affidare lavori rapidamente), ma è necessario privilegiare opere che vadano nella tutela e nella manutenzione del territorio, che in tutta Italia sono un tema di vitale importanza in cui è necessario investire risorse per dare vita a nuovi lavori pubblici con benefiche e necessarie ricadute sulle imprese del territorio”.
“Anche sulle Centrali Uniche degli Appalti – prosegue Merli – è necessaria una riflessione perché le norme di controllo sull’infiltrazione mafiosa e sul riciclaggio, sono giuste nella sostanza ma rischiano di gravare le piccole imprese di oneri e burocrazia che creano problemi e altre barriere (vedi box “Gli Ostacoli”). Ci preoccupa infatti quando le Centrali Uniche (ad esempio CONSIP) allargano il loro spettro d’azione all’obbligatorietà di rivolgersi a loro, perché le modalità di accesso alle gare delle Centrali Uniche o alle aste elettroniche si rivelano un’ulteriore strozzatura per le PMI e sono spesso unicamente gare al ribasso. È indubbio per esempio come oggi siano proprio i piccoli Comuni a presentare gare d’appalto che danno lavoro al territorio, e occorre lasciare libertà a questi Comuni di organizzare gli appalti, pur nel rispetto delle norme sulla trasparenza e sulle infiltrazioni mafiose. Occorre – come abbiamo più volte sottolineato – introdurre un criterio di qualità e non solo del massimo ribasso. Il 95% delle imprese della nostra Regione è composto da micro e piccole imprese, che occupano quasi il 70% della forza lavoro.
Come già riscontrato nel quadro delle elaborazioni strategiche proposte da CNA Liguria nel documento “Il che fare della CNA”, le disposizioni recepite su indicazione delle raccomandazioni dell’Unione europea in materia di PMI (Small Business Act per l’Europa) difficilmente trovano applicazione. Il più delle volte restano disattese. CNA Liguria lamenta questa tendenza che finisce inevitabilmente per penalizzare i settori della piccola impresa.
Come riuscire a portare lavoro dalle grandi opere alle piccole imprese? Non si tratta di rivendicare provvedimenti che rischierebbero soltanto di confondere ulteriormente il quadro normativo (già di per se stesso compromesso dalle inefficienze burocratiche), ma di usare al meglio le disposizioni già vigenti. Le norme ci sono. Basta applicarle. Infatti, la Legge nazionale n. 180 del 2011 e quella regionale n. 1/2012 (che recepiscono i principi previsti dallo Small Business Act) prevedono una serie di disposizioni che permettono l’accesso alle gare d’appalto anche ai settori più piccoli delle PMI; suddividendo, ad esempio, gli appalti in lotti o lavorazioni (L. 180/2011, art. 13, Comma 2). Provvedimenti di questo tipo inoltre consentirebbero di trattenere sul territorio le opportunità di lavoro derivanti dalle grandi opere infrastrutturali.
È certamente importante interpretare in modo innovativo i rapporti tra economia e ambiente, sviluppo e qualità della vita – fa presente Merli. Ma è difficile pensare di farlo senza mettere in primo piano la questione delle PMI. Essere favorevoli alle micro e piccole imprese dovrebbe divenire “politicamente normale”, dobbiamo essere convinti che le regole devono rispettare la maggioranza di chi le usa: ecco il principio suggerito dalla Comunicazione della Commissione europea: “Think small first” (Pensare anzitutto al piccolo).
CNA Liguria si è già resa disponibile per la realizzazione di una commissione tecnica gratuita per valutare la congruità dei ribassi d’asta. CNA offre da oggi alle imprese un servizio gratuito di informazione e assistenza per la partecipazione a gare e contratti di fornitura. Spetta agli Enti Pubblici – conclude Merli – impegnarsi ad una maggiore trasparenza e realizzare capitolati di gara che rispettino lo normativa vigente. Realizzare bandi senza inutili e costosi oneri di partecipazione. Promuovere la reperibilità dei bandi stessi evitando onerose ricerche. Semplificare le procedure di partecipazione. Dare tempi certi agli appalti e frenare il meccanismo per il quale ogni ritardo comporta più costi per la collettività: occorre diminuire gli incentivi ai dirigenti pubblici. E proseguire nella lotta contro la corruzione: gli indici internazionali confermano che le pratiche oneste aumentano il PIL! Chiaramente il lavoro deve essere pagato velocemente”.