Lavorare in campagna e stare a contatto con la natura fa bene al corpo e alla mente. Ne è convinta la Regione Liguria e in particolare il dipartimento agricoltura che,
seguendo l’esempio di altre regioni italiane, ha deciso di promuovere una legge sull’agricoltura sociale per favorire l’attività rurale di persone che rientrano nella sfera del disagio sociale, cercando di coniugare l’attività agricola con l’inserimento e l’autonomia delle persone affette da uno svantaggio. L’iniziativa è stata presentata questa mattina alla Spezia dall’assessore regionale all’agricoltura Giovanni Barbagallo ad una platea mista di cooperative e addetti del terzo settore, oltre a rappresentanti del mondo agricolo. “Si tratta – ha spiegato l’assessore Barbagallo – di un’iniziativa innovativa sulla quale la Regione Liguria intende investire per avvicinare due mondi diversi come l’agricoltura e il sociale, perché crediamo che l’agricoltura possa trarre opportunità nella ulteriore diversificazione dei servizi, e dall’altro favorire l’esperienza in attività rurali anche di persone disabili o in disagio sociale”.
Negli ultimi anni in Liguria si è registrata una perdita di superficie agricola totale che è passata da 161.700 ettari nel 2000 a 96.900 ettari nel 2010 pari a – 64.000 ettari di terreno agricolo coltivato. Segno di una crisi di una certa agricoltura storica, ma anche preludio di un dissesto idrogeologico. “Per questo – continua Barbagallo – l’apertura dell’agricoltura al sociale può anche essere intesa come un non improbabile reclutamento per la difesa del nostro territorio e occasione per qualificare maggiormente la struttura delle aziende agricole e ampliare la rete dei servizi sociali”. In Liguria ammontano a 510 le cooperative sociali che possono essere coinvolte nell’operazione agricoltura grazie ai fondi del piano di sviluppo rurale e al fondo sociale europeo. Una realtà in costante crescita dal 2008, con una forza lavorativa di oltre 13.000 addetti che generano un volume di affari che supera i 400 milioni di euro l’anno, per assistere oltre 14.000 utenti attraverso l’assistenza ambulatoriale e domiciliare. E i 200 i centri residenziali deputati al trattamento del disagio di adulti, disabili e pazienti psichiatrici suddivisi in 82 comuni liguri per lo più costieri. “Anche la distribuzione territoriale dei servizi – continua Barbagallo – potrebbe trarre vantaggio, grazie all’affiancamento ad aziende agricole strutturate per lo scopo, tenendo conto che la percentuale dei comuni liguri serviti è ridotta e concentrata”.